Fonte Il Secolo XIX – Alberto Ghiara
Roma – «Non è semplice con la tecnologia sostituire la sensibilità dell’uomo. L’ausilio tecnologico è di aiuto, ma ci piace anche guardare fuori dal vetro». A parlare è Roberto Bunicci, presidente di Fedepiloti, la federazione dei piloti portuali che riunisce oltre quattro quinti dei professionisti e tutte le corporazioni italiane. Nei giorni scorsi la federazione ha organizzato a Roma la propria assemblea annuale, il cui tema era la “situational awareness”, la consapevolezza della situazione in cui si muovono le navi guidate dai piloti. Si è parlato molto di tecnologia, ma è stata sottolineato anche il valore della presenza umana per garantire la sicurezza delle operazioni.
Per questo fra l’altro è stato accolto con soddisfazione l’annuncio che Patrizia Scarchilli, dirigente del ministero dei Trasporti, ha fatto durante l’assemblea, del ripristino in via sperimentale del limite d’età per partecipare al concorso per diventare piloti, che era stato tolto nel 2018 dopo una sentenza del Consiglio giustizia amministrativa della Sicilia. «Per il tipo di attività che svolgiamo – spiega Bunicci – contano sia l’esperienza sia la prestanza fisica, vogliamo idealmente persone di età fra i 30 e i 40 anni, mentre con l’eliminazione del limite si arrivava a candidati anche oltre i 50».
I problemi erano stati anche organizzativi per Corporazioni e Capitanerie perché il numero di candidati medio era salito da 40-60 a oltre 250 unità. In queste condizioni, quale deve essere il rapporto fra i piloti e la tecnologia? A Roma Cetena (gruppo Fincantieri) ha presentato un visore avveniristico che consente di avere una visione “aumentata” della realtà, sovrapponendo informazioni aggiuntive a quello che può vedere l’occhio umano. «Sono temi che ci interessano, ma non è semplice sostituire con un sensore, ad esempio una telecamera termica, quello che un uomo reale riesce a apprezzare. Adesso c’è un progressivo ingresso della tecnologia, ma va verificato che si tratti di un contributo che aumenti la sicurezza senza elementi di incertezza».
Bunicci fa riferimento anche ai due fenomeni di interferenza che rischiano di inficiare gli ausili elettronici e che purtroppo sono diventati più frequenti a causa dei conflitti in corso anche vicino a noi: lo jamming, ossia l’eliminazione o il disturbo del segnale Gps, e lo spoofing, ossia la falsificazione del punto Gps, che viene fatto risultare spostato anche di centinaia di metri rispetto alla sua posizione reale. «Succede in Medio Oriente e nel Mar Baltico, sui confini delle guerre. Sono fenomeni che ci ricordano l’importanza di mantenere procedure standard di tipo classico e di doppio controllo del punto nave satellitare con punto nave eseguito con mezzi classici.
Purtroppo sulle navi vediamo che gli equipaggi giovani tendono a affidarsi agli strumenti senza fare controlli sul loro funzionamento». Proprio l’esperienza con navi nuove, più grandi e più sofisticate, secondo il presidente di Fedepiloti rende ancora più importante il ruolo dei piloti: «Abbiamo visto un miglioramento delle flotte, perché gli armatori hanno fatto investimenti importanti, a parte qualche caso marginale di carrette, che quando evidentemente sub-standard dobbiamo segnalare alle Capitanerie.
Sono aumentate anche le taglie delle navi e le superfici esposte, che non vuol dire soltanto gigantismo spinto: per esempio in un porto canale come quello di Ravenna è grande anche una nave da 250 metri, che ha un impatto paragonabile a una nave da 400 metri nel porto di Genova. E come ha detto il viceministro Edoardo Rixi, le flotte si rinnovano in 4 o 5 anni, mentre per rinnovare un porto ce ne vogliono 40».
Anche le imbarcazioni utilizzate dai piloti sperimentano innovazioni, ma sempre con un occhio alla sicurezza. Le possibilità sarebbero innumerevoli, ma spesso le tecnologie non offrono ancora la tranquillità necessaria. «Le pilotine devono garantire affidabilità e tenuta del mare. Abbiamo rinnovato i motori per ridurre i consumi e le emissioni, ma sono motori diesel perché non è semplice adottare l’alimentazione ibrida, anche se non lo escludo in un futuro.
Non possiamo rischiare di avere problemi in mare, dobbiamo utilizzare sistemi collaudati. Per questo siamo cauti sulle tecnologie nuove. È stato proposto di dotare le pilotine di foil come per le barche della Coppa America, che avrebbero il vantaggio di aumentare la velocità a 40 nodi perché abbattono la resistenza. Ma è un sistema di navigazione più esposto ad esempio se ci sono ostacoli in mare, quindi potenzialmente più rischioso. Si è parlato di motori full electric, ma noi abbiamo bisogno di autonomia per un giorno intero, mentre le batterie durano otto-dieci ore». Insomma, certo, «è bello annunciare novità, ma noi restiamo sempre coi piedi per terra».
Diverso il discorso sulla cibersicurezza, in questo caso la tecnologia non è soltanto utile, ma necessaria. Le Corporazioni dei piloti non rientrano nelle categorie per cui è obbligatorio rispettare le indicazioni della direttiva europea Nis2 sulle difese informatiche delle aziende, ossia quelle che hanno oltre 50 dipendenti e almeno dieci milioni di euro di fatturato. «Questo tema – afferma – è importantissimo. Come Fedepiloti proponiamo di rispettare la Nis2 anche se non è obbligatoria. Per questo noi a Ravenna ci siamo già strutturati con sistemi di protezione digitale. Se dovessimo essere “bucati” informaticamente sarebbe come se ci avessero abbattuto i muri fisici. Dobbiamo giocare d’anticipo, lanciarci nell’utilizzo di tecnologie di difesa».
Anche dal punto di vista normativo d’altra parte l’impianto attuale dell’organizzazione del servizio non è in discussione, sia a livello italiano sia comunitario. Il viceministro Rixi ha detto che i servizi tecnico-nautici non saranno oggetto della riforma imminente sulla governance portuale. «I correttivi che dovevano essere fatti sono già stati introdotti», nota Bunicci. E nei vari tentativi fatti in passato da parte dell’Unione europea di liberalizzare i servizi portuali, il pilotaggio era stato subito escluso. «Noi piloti – ricorda il presidente – siamo stati esclusi dalla market competition per ragioni di sicurezza, la nostra attività deve essere disciplinata dallo Stato, le tariffe devono essere trasparenti, e come già verificato siamo conformi alle regole dell’Unione».